Volontariato

Immigrati: i dati Caritas. L’invasione che non c’è

Anticipazione del dossier 2003: gli stranieri sono 2 milioni e 300mila. Metà di quanto urlato dalla Lega. Il caos regolarizzazioni.

di Ettore Colombo

La Caritas e la Fondazione Migrantes sono tornati a parlare della legge Bossi-Fini snocciolando una mole impressionante di dati, cifre, rapporti e numeri, ma soprattutto ricordando al governo e alla sua maggioranza che, alla Chiesa italiana in prima linea sul tema, questa legge proprio non piace. Dati e cifre contenuti nelle anticipazioni del Dossier statistico sull?immigrazione per il 2003 presentate a Roma. Numeri che dicono e parlano più e meglio delle parole.

I 4 milioni del senatur
Sono 2.395.000 le persone straniere attualmente presenti in Italia, sostiene la Caritas. La cifra, infatti, include non solo i lavoratori ma tutti i soggiornanti regolari e le persone che aspettano di essere regolarizzate: non più del 4% della popolazione residente. Il totale, spiega la Caritas, fa questa cifra, non certo i 2 milioni e mezzo che dicono altre fonti, anche ufficiali, o i 4 milioni e rotti di immigrati di cui parla la Lega. Un dato che fa riflettere, certo, soprattutto considerando che, concluse le operazione di regolarizzazione, l?Italia si affiancherà alla Gran Bretagna e forse la supererà, diventando nella Ue il terzo Stato membro per numero di immigrati.
Tra i relatori, quelli che hanno attaccato con più forza l?azione del governo sono stati padre Bruno Mioli, della Fondazione Migrantes, che ha illustrato i risultati del recente convegno di Castelgandolfo dove la Cei ha raccolto i punti di vista di tutte le Caritas diocesane, e il professor Franco Pittau, coordinatore del Dossier 2003. “Gli immigrati hanno fame e sete di notizie”, spiega padre Mioli, “e invece a tutt?oggi, cioè a oltre sei mesi dall?entrata in vigore della Bossi-Fini, manca il regolamento di attuazione della legge”.
“Le procedure di regolarizzazione”, spiega padre Bruno, “sono ancora in alto mare. E questo crea frustrazione e stanchezza non solo negli immigrati, ma anche negli operatori che lavorano con loro”. Pittau va giù ancora più duro: “La regolarizzazione è stato un atto di giustizia”, dice, “ma ci si dimentica troppo spesso delle richieste di denaro cui gli immigrati vengono regolarmente sottoposti. Le pratiche burocratiche sono lente e solo la lungimiranza dei prefetti delle province più sotto stress, come Brescia e Bergamo, ha permesso di risolvere code e caos drammatici”. Inoltre, continua, “si rischia un?irregolarità di ritorno, e cioè il fenomeno della ?s-dichiarazione?. I datori di lavoro potrebbero essere tentati di non pagare più i contributi, una volta messi in regola i lavoratori, oppure farli ritornare in una dimensione di vita dura e precaria, quella del lavoro nero e del sommerso, specialmente al Sud. La Bossi-Fini, del resto, lega in modo automatico e rigido il permesso di soggiorno al lavoro”.

Badanti, boom di richieste
Poi c?è il problema del lavoro domestico o di cura, quello delle ex colf meglio note come badanti. La Caritas non solo non ha dubbi su quanto sia essenziale, visto che il 12,5% della popolazione italiana è anziana e il 18,5% ha due o più figli, ma giudica le richieste in costante aumento: “Il governo dovrebbe farsi carico delle necessità delle fasce più deboli e più povere della popolazione, aiutandole almeno a pagare i contributi Inps di colf e badanti…”. Pia illusione? Forse. Don Vittorio Nozza, direttore della Caritas, però non si scoraggia e, forte della sua pluridecennale esperienza nel campo, spiega che “il nostro fine e il nostro interesse è quello di collaborare con le istituzioni, ma anche di fornire il nostro contributo. A volte è un contributo critico”.
Non a caso se, alla fine del dibattito, il ministro alle Politiche comunitarie, Buttiglione, parla solo per dire poche parole: citare San Tommaso d?Aquino, promettere di fare opera di mediazione all?interno della maggioranza, ringraziare tutti.
Don Nozza si è infine augurato che “venga sradicata la cattiva abitudine di parlare di irregolari e clandestini anche quando si tratta di richiedenti asilo” e ha messo in luce che, nella ripresa del dibattito parlamentare sul testo della legge in merito, “è urgente che essa venga approvata ?senza se o ma?”. Come per la guerra.

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